Una penna a volte può ferire più di una pistola.E’ il
commento di Alberigo Volini dopo aver
letto il duro comunicato stampa dell’A.I.A.C. Lucania a seguito di un’ intervista
rilasciata dal tecnico potentino alla Nuova del Sud il 10 dicembre scorso .Lo
sapevo sarebbe andata a finire cosi,sono
stato profeta di sventura ma ritengo che stavolta i toni della critica siano
usciti fuori dai binari .Volini quindi si
difende ed entra nel merito della questione :prima d’ogni cosa il sottoscritto
non è sceso nel personale mentre nel comunicato dell’A.I.A.C. scorgo
un’invettiva feroce verso l’uomo Volini e non l’allenatore come mi sarei
aspettato dal momento che la
disquisizione che ha sollevato questo polverone era di carattere prettamente
calcistico.Tende la mano:sono un tesserato A.I.A.C. e credo fermamente in questa associazione
,con il segretario Carretta ci lega un rapporto costruttivo e collaborativo che
si è rinsaldato l’anno in cui ho preso sotto la mia guida tecnica il Città di Potenza in serie D.Non capisco poi
perché,prosegue Volini,se le stesse
dichiarazioni vengono rilasciate da altri colleghi nessuno ne fa una grinza,a
questo punto devo pensare che vi sia un atteggiamento pregiudiziale nei miei confronti .Torna sul tanto
chiacchierato concetto della diagonale:circa
tale argomento le mie considerazioni in merito erano scevre di qualsiasi forma
di alterigia,e mi spiego.L’interlocutore mi ha chiesto se ci fosse un nesso tra
la mediocrità tecnico-tattica espressa in campo e il grado di preparazione dei tecnici operanti nell’eccellenza lucana,e io
ho solamente risposto che nel bagaglio culturale di ognuno di essi non possono
venir meno concetti basilari come questi.E ancora:credo che la causa scatenante di questa vicenda sia il
titolo che la testata giornalistica ha dato riassumendo a mio modo di vedere
con inesattezza il contenuto delle mie
affermazioni.Ma non è ancora finita:riguardo la mia esperienza alla guida della
Berretti nazionale del Potenza,voglio ricordare che il sottoscritto era in
possesso del patentino e questo è ampiamente dimostrabile .Tira fuori l’orgoglio:l’unico
giudice insindacabile è il campo,ovunque sia stato ho lasciato una traccia del mio
lavoro e per me quello che conta sono i risultati e i giudizi dei calciatori
che ho allenato.Chiude la diatriba:se ho risposto l’ho fatto solo per rispetto
di tutti i tesserati dell’A.I.A.C. ,ai quali vanno le mie scuse semmai qualcuno di
loro si sia sentito offeso.
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